Naturismo e sessualità

PANDEMIA PORTAMI VIA

Nei mesi che hanno costretto molte persone, compresa ANITA, ad adattarsi alle varie restrizioni collegate alla pandemia, sono nati alcuni eventi virtuali che sotto il nome collettivo di ANITAWEB hanno dato la possibilità, alle tante persone naturiste sparse in Italia, di ritrovarsi on line e confrontarsi e discutere di diversi argomenti: tra questi, alcuni incontri sono stati dedicati proprio alla sessualità. Come quegli incontri, anche solo il titolo di questa riflessione potrebbe scatenare la polemica: cosa c'entra il sesso con il Naturismo, quello serio?

Partiamo quindi con la stessa premessa: parte integrante della pratica naturista è la nudità, e per nudità si intende il mostrare le famose zone intime, che comprendono anche i genitali. Nessuna persona naturista è stata multata perché puliva la spiaggia o perché si muoveva in bici o praticava una sana alimentazione: le sanzioni arrivano perché mostriamo seni, natiche, vagine e peni. Nei contesti non naturisti in cui ci si può liberare dei vestiti (in luoghi con presenza di acqua come mari, fiumi o piscine, o in alcuni ambiti sportivi), rimane sempre il tabù del mostrare quelle parti del corpo che servono, anche, alla sessualità.
La differenza quindi passa dall'abbattimento di quel tabù, dal superamento della vergogna di mostrare ciò che – per diverse ragioni – la società non naturista considera intimo e non condivisibile se non con determinate persone (solitamente, i partner).
Quindi è piuttosto evidente il collegamento: tanto che spesso l'accusa fatta al mondo naturista è quella di essere libertini ossessionati dal sesso a cui piace star nudi perché esibizionisti, voyeuristi, scambisti etc etc...
Ce lo siamo sentiti ripetere spesso, in tutte le salse. E ogni volta è stato faticoso distinguere, specificare, definire...chiarire.

PIÙ SESSO PER TUTT... ANZI, NO

nudo maschile in penombraInsomma, il nodo va affrontato: e andrebbe fatto senza pregiudizi, moralismi o disoneste omissioni. Anche perché consentirebbe all'attivismo naturista di gestire correttamente l'altra verità spesso occultata (perché scomoda) della presenza, nei contesti naturisti, di persone e atteggiamenti che esulano dalla pratica naturista per sfociare appunto nell'ambito della sessualità. Chi frequenta luoghi naturisti (ufficiali o meno, con le dovute differenze) sa che spesso esistono zone, giorni, orari e persone che esercitano altro, rispetto al naturismo inteso nella sua definizione più classica, e sa che la scarsa partecipazione femminile alla pratica naturista origina anche da questo tipo di fenomeni. Altro straordinario obiettivo dell'Associazionismo naturista, infatti, deve essere anche quello di rendere i nostri territori sicuri per chiunque, senza il pericolo di subire molestie o abusi di nessun tipo – ma qui si aprirebbe una parentesi complicata che lasciamo aperta perché ci porterebbe davvero lontano! Semmai ne riparleremo in futuro...

Di confini si deve parlare, quindi. Di distinguo importanti. E del tanto ignorato concetto del consenso, elemento imprescindibile per un vivere collettivo rispettoso e corretto delle esigenze e delle sensibilità di chiunque.
Appare piuttosto scontato che, soprattutto in un contesto come quello italiano, mediamente sessuofobico e moralista, il mostrarsi nudi possa essere scambiato per un voler “indurre in tentazione”. Questo deriva proprio dal tabù di cui sopra: se posso mostare il mio corpo nudo solo in contesti sessuali o simili, non riuscirò a concepire certe parti di me come non sessuali. Certo che l'effetto della visione di corpi nudi, a seconda della sensibilità, dell'educazione e dell'esperienza, può essere uno stimolo sessuale. Ma questo vuol dire che la persona naturista sta automaticamente ricercando quell'effetto, il suo stare in udità è necessariamente legato a ciò? Si sa che ogni naturista è unico in sé: ma il Naturismo invece ha definizioni e pratiche piuttosto definite, almeno in questo ambito, per le Associazioni che si occupano di diffondere questa “filosofia di vita” e di ottenere autorizzazioni e spazi ufficiali ove praticarla.
Quindi, ovvio che anche la persona naturista ha desideri sessuali e attrazioni: soltanto che, se opportunatamente informata ed educata, conosce la differenza tra un corpo nudo mostrato con un certo obiettivo, nei luoghi deputati (solitamente privati), e la pratica del nudismo naturista, soprattutto se autorizzato, condiviso, che invece nulla ha a che fare con la ritualità dell'accoppiamento, con la pratica sessuale pubblica, con l'esibizionismo/scambismo. Questo, senza condanne moralistiche di tali attività, se praticate nei contesti adeguati... semplicemente, il Naturismo è altro.

SESSO NATURALE

Esisteranno un giorno Associazioni che avranno come obiettivo il riconoscimento di luoghi pubblici ove praticare una sessualità libera? Può darsi, ma non sono oggi le Associazioni naturiste: esse infatti si occupano di Naturismo come pratica in cui la sessualità non è negata (in quanto elemento naturale dell'essere umano), ma non è – potremmo dire – esercitata in pubblico. E non perché sia schifosa, immorale o illegale (anche la pratica naturista viene ancora oggi a volte definita così – e illegale non significa necessariamente sbagliato, detto en passant) ma perché quel tipo di comportamento esula dalle richieste e dal percorso del Naturismo in Italia oggi.

Qualcuno potrebbe obiettare che la sessualità appartiene alla natura umana, e non avrebbe torto: ma tale naturalità non è di per sé una caratteristica sufficiente: per tante pratiche naturali (pensate anche solo ai normali bisogni di orinare o defecare – e si spera che nessuno consideri tali attività immonde!) vi sono luoghi e tempi idonei, proprio perché sono attività che impattano sul resto della collettività e come tali necessitano di essere regolamentate...e non imposte. Sembrerà forse strano, ma il simpatico tizio che vi si siede accanto e comincia a masturbarsi, o la focosa coppia che inizia un amplesso interrompendovi nella lettura del corposo tomo sulla Filosofia teoretica che vi siete portati appresso in spiaggia, sta infrangendo prima di tutto il vostro diritto ad esprimere o meno il consenso a tutto ciò: e se lo fa in un contesto pubblico, sta imponendo su tutte le persone presenti una attività che non è considerata neutra e non impattante, e può provocare vergogna, disagio, rabbia e una serie ampia di reazioni (consideriamo anche l'eventuale presenza di minori). Oltre ovviamente a commettere un reato.

L'errore del moralismo sta nel condannare queste azioni in sé: mentre, lo ripetiamo, se in un ipotetico futuro venissero autorizzate in luoghi idonei, con adulti consenzienti, basterebbe starne lontani per non subirne gli effetti negativi non richiesti.

LA MIA LIBERTÀ FINISCE DOVE... GIÀ, DOVE?

Se c'è un aspetto su cui il Naturismo invita a riflettere è proprio la dinamica della libertà individuale nei confronti del mondo intorno a noi, la questione del consenso e del rispetto: sarebbe meraviglioso poter fare di sé sempre ciò che si vuole, ma ogni nostra azione ha una ricaduta sulle altre persone, e quindi va misurata e considerata attentamente. Se il nostro paese avesse investito in un'educazione più aperta e libera nei confronti della nostra corporeità – invece spesso negata, considerata sbagliata, di cui vergognarsi – non staremmo qui a discettar della possibilità o meno di chiunque di spogliarsi – e di dover distinguere tra “vorrei spogliarmi” e “vorrei far sesso”: ma la realtà oggi è questa e su questo lavoriamo, passo dopo passo, con l'ottimismo di chi sogna e il realismo di chi concretizza.

E, citando una nostra amica naturista e collaboratrice: buona sessualità consapevole.
E soprattutto buon Naturismo!

Antonio La Sala

Rivista di attualità e cultura Naturista
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